Zygmunt Bauman e il sesso nella società liquida

Sono passate più o meno due settimane da quando ho partecipato all’incontro con Zygmunt Bauman alla Gran Guardia a Verona: è oggettivamente impossibile non rimanere affascinati da questo signore forte e carismatico, che a fine conferenza ritrovi seduto sulle scale del palazzo a fumare la sua pipa. L’incontro trattava il tema dell’educazione nella società moderna: educazione che investe più ambiti, dal suo ruolo in senso stretto (trasmettere conoscenze) alle sue implicazioni nel quotidiano (imparare a relazionarsi con gli altri). Studiare, oggi, ha perso un po’ d’importanza, poiché per i giovani non esiste più la sicurezza di accedere a un lavoro in linea con le proprie competenze, anzi, molti di loro sono costretti a ripiegare sui rubbish jobs, che mortificano le loro aspirazioni. Anche se il quadro dipinto dal filosofo è piuttosto negativo, Bauman non rinuncia a lanciare un appello alla speranza, al non lasciarsi condizionare dal clima di negatività nato intorno alla crisi economica e sociale: è importante che i ragazzi uniscano le loro forze in progetti collettivi, confrontandosi con il diverso non più per assimilazione, ma accettandone le diversità, dando vita a un sistema che è davvero globale.

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in uno scritto di Bauman, praticamente un opuscolo di un’ottantina di pagine, intitolato Gli usi postmoderni del sesso. Faceva capolino sugli scaffali della Feltrinelli in via Quattro Spade, fra gli altri libri dello scrittore e professore emerito all’Università di Leeds. In sostanza, il libretto riflette sullo scarto esistente tra erotismo, sesso e amore, ricollegando l’importanza dell’erotismo nella società moderna all’avvento e diffusione del capitalismo, o meglio, del consumismo: non si tratta solo di desiderio erotico, ma di desiderio di possesso, inteso nel senso più generale del termine. Quindi, desiderio di possedere prodotti, cose, un bisogno impellente, che si consuma in un attimo, e da un desiderio si passa direttamente e simultaneamente a un altro. Erotismo, sesso e amore sono indipendenti l’uno dall’altro, in quanto appartengono a sfere diverse (Bauman parla di un fuoco che passa dai toni rossi più accesi all’azzurrino, colore celestiale dell’amore più puro, strettamente connesso alla sfera intellettuale).

In sostanza, Bauman afferma che l’uomo ha imparato a gestire l’erotismo al pari di come ha imparato a relazionarsi con gli oggetti nella società dei consumi. Il piacere sessuale diventa fine a se stesso, in un’epoca dove le cose sono intercambiabili o perdono subito il loro valore a vantaggio di un nuovo servizio o prodotto. Tuttavia, la libertà di scelta e questo effimero (e illusorio) senso di autonomia devono fare i conti con l’altra faccia della medaglia: come i sentimenti diventano a breve termine, così diventa a breve termine anche la sicurezza nei rapporti umani e nei posti di lavoro. La società moderna richiede, innanzitutto, flessibilità, capacità di accettare i cambiamenti e di reagire a quelli negativi, poiché niente è certo, né sul lavoro, né a livello sentimentale: così, un rapporto di coppia che intende protrarsi nel tempo deve essere in grado di rinnovarsi costantemente, affrontando le inevitabili crisi con la giusta apertura mentale, volta al confronto e al dialogo.

«Sesso, erotismo e amore non possono esistere l’uno senza gli altri, eppure la loro esistenza si consuma in una guerra perenne per l’indipendenza», recita la copertina del libro. Ciascuno di noi è chiamato a riflettere sul suo modo di vivere la vita, e valutare se l’erotismo e il desiderio di possesso sono dominanti rispetto all’amore, all’intelletto e tutto ciò che investe la sfera culturale ed emotiva.

(di Elena Spadiliero)

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