Un viaggio affollato di anime invisibili
Al mattino si alzò, riaccese il fuoco e vi si accovacciò davanti tutto tremante, avvolto nella coperta. Bevve un caffè, si sgranchì le gambe e poi prese dalla mochila il taccuino che teneva avvolto in un morbido tessuto bordeaux. Sentiva che i suoi occhi erano sedotti dalla strada, e così pure la fantasia. Non poteva fare a meno di proseguire immaginando una linea che vedeva tracciata sul terreno: mentalmente, andava avanti nello spazio, ma tornava anche indietro nel tempo, ripercorrendo la storia di chi prima di lui l’aveva percorsa. Gli pareva di ricordare e sentire quel tempo; il sole di quel tempo, e certe immagini di indicibile bellezza.
Appuntò così le sue considerazioni sul giorno prima passato in cammino tra sentieri segnati da tumuli e sentieri di transumanza.
Aveva paura di dimenticare anche un solo dettaglio di ciò che aveva visto. Per questo scrisse anche dell’aria secca e come polverosa, del profumo forte di terra e di foglie morte scaldate dal sole. Sentiva di doverlo fare. Voleva lasciare su carta solo per lui certe impressioni malgrado sentisse bene che ogni uomo era sempre, eternamente a metà del proprio cammino, e poco importava l’età che aveva o la distanza che aveva coperto.
Si chiamava Luigi Balzan, veniva da Badia Polesine, era emigrato dall’Italia quattro anni prima, dopo essersi laureato in scienze naturali all’Università di Padova. Aveva lavorato al Museo naturale di La Plata in Argentina come preparatore chimico esperto nei processi di imbalsamazione degli esemplari della raccolta zoologica e poi come insegnante di fisica e scienze naturali presso il Colegio Nacional di Asunción in Paraguay e proprio da lì era partito il 30 dicembre del 1890, a bordo del vapore “Centauro”, per il viaggio della sua vita. Un viaggio affascinante — “affollato di anime invisibili”, così lo aveva definito in uno dei suoi primi appunti — organizzato grazie all’aiuto della Società Geografica Italiana per ricordare Cristoforo Colombo a quattrocento anni dalla sua scoperta. Aveva raggiunto La Paz dopo una quarantina di giorni tra Paraguay, Argentina, Cile, Perù e, appunto, Bolivia, toccando luoghi come Formosa, Corrientes, Paranà, Rosario, Boca e poi Mendoza, Santiago, Coquimbo, Huasco, Caldera, Antofagasta, Arica, Mollendo, Arequipa, Vincocaya, Crucero Alto, Chililaya.
Si sentiva strano, cambiato, forse perché, finalmente, il viaggio che aveva in mente stava prendendo forma. Sentiva la necessità di conoscere a fondo i bisogni della gente e sapeva che, per riuscirvi, doveva percorrere strade e vie per sentire e per essere.
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(Marco Crestani)