Senza memoria (non versi, ma righe corte)
Il 22 settembre scorso è mancato il pittore cesenate Pier Paolo Pollini, un artista che ha fatto dell’inquietudine e del cuore umano in perenne lotta i caratteri dominanti della sua opera.
Pier Paolo Pollini iniziò a esporre nel 1966, rivelando subito un grande talento attraverso una pittura particolarmente intensa ricca di significati e ardente di visioni. Come lui stesso chiarisce: “… fin dal principio ho voluto dare forma a ciò che forma non ha, sentendo nel mio profondo l’anelito ad atmosfere e spazi irraggiungibili, trasfigurati da luci e colori infattibili all’uomo…”
Bruno Pompili lo ricorda con questi versi inediti simili a stoffe porose o a nuvole improvvisamente percorse dal vento e dal sole che si lasciano attraversare, intridere, irradiare dalle luci e dalle ombre della terra.
al pittore pier paolo pollini
non portando più la mano alla tela
le tue lucciole hanno sospeso l’ebbrezza
non bruciano di colori il bianco
tanto troppo atteso della notte
ci hai lasciato in sorte una domanda
che è risuonata come mai prima
non di sentimenti si può più parlare
tanto troppo sono stati ricalcati
su disegni mobili e poche favole
il problema da ora è cambiato
se la memoria alle persone perdute
dopo aver camminato insieme
giocato e riso nella sera tarda
per viaggi e molte distanze
se la nostra memoria ai perduti
alza echi alle finestre
gioca da portici a piazze
entra in cortili giardini fossi
non si disperde e a lungo ritorna
verso compagni di una storia
che ancora aspettano all’angolo
dietro casa
se questo è vero
come sopportare che i morti
non più si ricordino di noi
questo è il silenzio
esercizio della dimenticanza
fin d’ora nostra pena per chi lasciamo
ormai sappiamo
sono i morti a non ricordarci
ogni suono che punta a colmare
distanze fallisce e si disperde
la memoria che non c’è
a tutti deruba qualche passo
sbagliata è l’attesa
e anche il silenzio
illude