Nulla, solo la notte
Arthur Maxley è un ragazzo strano, complesso. È difficile capire quando è cosciente e i momenti in cui è perso nelle sue ossessioni. Sappiamo che fa parte della ricca borghesia americana. Il padre è un uomo d’affari sempre in giro per il mondo, con cui il ragazzo non ha un buon rapporto, entrambi vittime di imbarazzi, silenzi, qualcosa che li allontana e che drammaticamente, nello stesso tempo, li avvicina. Per capire il protagonista forse è necessario proprio metterlo in relazione ai tre principali personaggi del romanzo: l’amico omosessuale, che gli chiede un prestito per comprare una macchina tipografica e dedicarsi così alla stampa di materiale poetico, il padre stesso e una donna, Claire.
Nulla, solo la notte è la prima opera di John Williams, scritta a metà degli anni Quaranta, quando l’autore prestò servizio militare in India e in Birmania. Williams appartiene a quella categoria di autori per lungo tempo ingiustamente passati sotto silenzio, praticamente dimenticati e che, all’improvviso, vengono riscoperti e acclamati: non per niente il suo Stoner, scritto quasi vent’anni dopo Nulla, solo la notte, è già giunto alla tredicesima ristampa.
Parlare di Nulla, solo la notte non è facile. C’è bisogno del giusto tempo e la giusta distanza per valutare la personalità di Arthur Maxley, all’apparenza un annoiato figlio di papà, eppure segnato da un tormento interiore profondo e lacerante, che lo trasforma in un carattere complesso, indefinibile: alla sua instabilità si contrappone la scrittura lucida e razionale di Williams, che riesce a dare pienezza a ore lunghe e vuote, a pensieri che sembrano inconcludenti e che trovano solo nel confronto con gli altri uno sprazzo di autentica autocoscienza.
Williams scrisse questo libro a vent’anni ed è possibile che in Arthur egli abbia riversato tutto il suo ardore giovanile, ma anche il senso di disorientamento tipico della gioventù, di chi cerca, senza trovarli, punti d’appoggio saldi. De André cantava che «quando si muore, si muore soli» e, in fondo, Williams sembra suggerirci che pure la vita è un insieme di prove, dolori e fantasmi del passato da affrontare in perfetta solitudine, perché solo da lì, da se stessi, è possibile trovare le risposte giuste per superare le nostre paure e ripartire. Un libro indimenticabile, così come lo fu e continua a esserlo Stoner, pietra miliare della letteratura, nonostante il successo del suo autore sia giunto appunto postumo.
(di Elena Spadiliero)
(John E. Williams, Nulla, solo la notte, traduzione di Stefano Tummolini, Fazi 2014)