L’amore al tempo di Whatsapp
Vedo il suo profilo WhatsApp retrocedere nell’elenco dei contatti recenti a mano a mano che le nuove chat si aggiungono alla lista, facendo scivolare inesorabilmente in basso il suo nome. È questo il metro che misura la distanza tra noi.
Pigio con l’indice il cerchietto sullo schermo che delimita il suo profilo, è la sola carezza che mi è concessa. Aperta la chat, l’orario dell’ultimo accesso che compare sotto al suo nome è l’indizio che resta della sua vita, adesso che non ci sentiamo più. D’improvviso è online: la sento d’un colpo più vicina e mi sobbalza il cuore, quasi si fosse accorta della mia presenza. La vedo davanti a me oltre le sbarre di un cancello chiuso a chiave crittografica che ci separa, io da una parte e lei dall’altra. Il mio dito, che prima era appoggiato sullo schermo, ora si distende come a oltrepassarlo per sfiorarla, e inizia a scrivere parole senza senso.
– Basta, le mando un messaggio – penso a voce alta. Il vuoto della sua assenza sta implodendo in me col fragore di una bomba silenziosa. – Non posso farlo, lo so, con lei è finita, ci siamo già detti di non sentirci più. Ma Cristo, ci sto male! – Lo ammetto, ho sbagliato; non faccio per lei, forse, però è finita troppo presto, ancora prima che cominciasse, nemmeno ho fatto in tempo a chiederle quanti anni avesse. Possibile non ci sia qualcosa che possa fare per ricominciare da quel momento e andare avanti? Perché indietro non si torna, ma si può ripartire, insieme.
Sono un debole, timido e impacciato, ma quanto vorrei accompagnarla per mano e attraversare con lei il mistero delle nostre anime! Con quella stessa mano che ora trema sopra il bottone d’invio. – Basta, le mando un messaggio – insisto, non resisto. – No, non farlo, fermati! Sarebbe peggio… ma peggio di così? – Improvvisamente sullo schermo ritorna l’ora della sua ultima connessione: è offline adesso, andata. Ci rinuncio. Forse è meglio così…
Un mio amico mi scrive chiedendomi se esco. Non sono proprio in vena di compagnia, così rispondo con una scusa e chiudo la chat. Non appena torno alla schermata principale, noto che il suo profilo è sceso ancora di un posto nell’elenco, sempre più giù. Gli occhi si annebbiano, un sospiro interrotto a metà li scioglie fino a far cadere qualche goccia che bagna lo schermo. Lo asciugo, si ribagna. Lo asciugo. Si ribagna. Non lo asciugo più.
Luca Giacomozzi