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La velocità e il ghiaccio sottile

Emanuele mi segnala il sito di Priamo – dai un occhio, dimmi che ne pensi – mi ha detto, ed ecco che, curioso, sono andato a vedere. Ho letto il manifesto: il chi siamo, il cosa vogliamo dei fondatori di Priamo, e ho trovato qualcosa di più di un elenco per sottrazione.
“Manifesto”: le parole aprono interi mondi. Per un attimo la mia mente corre al passato e pensa a tutto quello che la parola “manifesto” è capace di evocare, e sono tante le immagini, i significati che nel tempo questa parola ha assunto che viene da lasciarsi rapire. Ma nel manifesto di Priamo si parla di libri, libri nel senso di letteratura, e allora mi è tornato il pensiero fondante. È la letteratura che nutre le radici del pensiero umano, che gli dà forma, coerenza, struttura, senso. È la letteratura che ci dice chi siamo. Lei sola, attraverso la parola scritta, ci svela a noi stessi.

Vado avanti per suggestioni, seguendo il manifesto che ho sotto gli occhi. Si parla di bellezza, si cita il senso estetico, l’ appagamento fisico, prima ancora che intellettuale, e leggere queste parole è come udire una voce dolce, una voce che parla una lingua quasi dimenticata. Le lingue scompaiono nel momento in cui i parlanti vengono meno, non prima.
Pur mantenendo la disciplina ferrea di una visione alta, a cui mi costringo, una visione che sa che la cultura, la letteratura, hanno vissuto momenti più bui di questo nostro, non posso fare a meno di pensare che il tempo che mi è dato, che ci è dato, è questo, ed è un tempo ossessivo e compulsivo il nostro, in cui la letteratura, la sua considerazione sociale, la sua salute, è in crisi.

Leggo altre parole del Manifesto e mi sembra di conoscere molto bene ciò di cui parlano: il bombardamento di stimoli, la frenesia, la velocità folle a cui viaggiano le nostre vite.
Subito mi viene alla mente un’immagine, un’immagine che ancora una volta io devo alla letteratura, devo a chi per me ha esplorato mondi sconosciuti e me li ha raccontati avendo cura di rendermi agevole quel percorso, il raggiungere una meta che tanta soddisfazione mi ha dato.
Ho visitato l’anima degli uomini, i mari, le guerre, i conflitti familiari, e l’ho fatto mano a mano con chi è andato in quei luoghi, fisici o della propria anima che fossero, e tengo a mente quanto difficile deve essere stato per loro tracciare un sentiero battuto dal nulla. Quanta gratitudine dobbiamo, tutti, a questi esploratori? a Dante, a Shakespeare e a tutti coloro, anche ben più piccoli di questi giganti, che in solitudine si sono messi per strada e hanno allargato la piattaforma del nostro pensiero, hanno ampliato la nostra visione rischiando in prima persona, talvolta perdendo la salute, o la stessa vita durante l’impresa, esattamente come la persero Magellano, o Livingstone, esattamente come loro.

La velocità folle delle nostre vite, si diceva: l’immagine che mi è tornata è quella cara a Ralph Waldo Emerson, il quale disse che, in fin dei conti, la velocità è la sola salvezza possibile per colui che si trova a pattinare sul ghiaccio sottile.
La letteratura, e poche, poche altre cose, possono ispessire la fragile lastra di ghiaccio che ci sorregge. La letteratura, e poche, pochissime altre cose, rendono possibile rallentare la corsa, respirare finalmente senza affanno e guardarsi intorno.

Il post è di Alessandro Chiarelli.
Alessandro Chiarelli è nato nel 1966 ed è nella Polizia di Stato dal 1985. Laureato in Scienze politiche, è coordinatore dell’Ufficio minori della Questura di Ferrara.
Per Nuovi Equilibri, nella collana Senza finzione, ha pubblicato nel 2009 Disonora il padre e la madre.

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