La strana distanza dei nostri abbracci

“Stranamente facevo fatica a parlare d’amore con lei. Se fossi stato libero da me stesso le avrei risposto che sì, che l’amore è potente come una goccia d’acqua. Così innocua che sgretola perfino la roccia, quando batte instancabile. Invece tentai di eclissarmi tra le nebbie astratte di altri secoli.
«Già» dissi. Aggiunsi una banalità: «Nei tempi bui del medioevo l’amore era così urgente… Una via di fuga».
«E se questo medioevo non fosse mai terminato?» Lei insisteva: «In fondo siamo rimaste le stesse creature violente e fragili di mille anni fa. Cambiano i modi di fare, la tecnologia, ma le contraddizioni sono le stesse. Specie qui da noi…»”

Estate del ‘69: i giovani sono spinti dal gioioso vento beat a frantumare le barriere sociali, reclamano nuove libertà. Ma a Bolzano si avverte l’ambiguità di una terra di confine contesa, lambita appena dal sentimento di fratellanza universale. La strana distanza dei nostri abbracci è un romanzo d’amore delicato e crudele. Rudi è uno studente, abita a Shangaj nel quartiere a ridosso della zona industriale. Ama scrivere, poetare, è attratto dall’arte e dalla Bellezza. Non sa che farsene della politica. Franzis è una ragazza tedesca consapevole e intelligente quanto spinosa. Il destino incrocia le loro vite in una sequenza di accadimenti sconvolgenti: alla dolcezza per la reciproca scoperta si contrappone l’ombra di laceranti esperienze personali, affiorano i pregiudizi e i rigurgiti della Storia cattiva.

Roberto Masiero, da La strana distanza dei nostri abbracci, Priamo-Meligrana, Ottobre 2013.

 

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