In ogni racconto c’è un incontro
Ho letto Cammini e viaggiatori in anteprima, quando era ancora un file per ipad.
La montagna è sempre stata per me vacanza, sosta: sin da bambino, ho avuto la fortuna di fare le vacanze in Trentino ogni estate, per un paio di mesi. Questo approccio, questa intimità quasi domestica, questo sentirmi a mio agio nei boschi, è dovuto a quanto appena scritto: ho introiettato gli elementi che ne fanno parte: l’aria, l’altezza, gli odori, il silenzio, la semplicità, la maestosità, senza pensarci o farci arzigogoli cerebrali: è così, punto.
Quando ho letto i racconti (?), reportage (?), confidenze (?) di Marco Crestani, amico scrittore e editore, mi sono sentito totalmente coinvolto in queste passeggiate sui sentieri delle montagne del nord est; luoghi in cui la guerra è stata combattuta, vissuta, fino alle estreme conseguenze.
Non è facile spiegare come mi sia sentito così; la scrittura di Marco è curata, sobria, soppesata fino a una quasi apparente maniacalità: sembra che non ci sia spazio per altro che quello che c’è, che non ci starebbe una parola di più né una in meno, che ci sia un’esattezza che arriva non subito, ma soltanto dopo aver finito il racconto.
E in tanto equilibrio formale, pare impossibile di sentire le voci dei soldati, di vederne le figure, di comprenderne le titubanze, i dubbi, le nostalgie; eppure è così, quasi ci fosse un artificio subliminale.
Pensare ai soldati, spesso non italiani, che come fantasmi ci sussurrano le loro brevi storie, la conclusione delle loro giovani vite; e descrivere con precisione l’abominio della guerra pur senza sottrarsi al proprio dovere, e anzi accettandone totalmente la responsabilità.
In ogni racconto c’è un incontro: con persone vive, coi propri sentimenti – che richiedono un’attenzione certosina, uno sforzo che non costa fatica -, con la presenza invisibile della guerra, della morte, della speranza, della crudeltà, della beatitudine.
Un scrittura che scatena, senza mai scomporsi, stati d’animo vitali, senza temere di ricordare la cruda realtà della guerra; che altro non è che un monito, mai sudaticcio o scontato, sulla controversa natura che abita la natura umana.
Marco Crestani, Cammini e viaggiatori, Priamo 2014. In cartaceo.