Impavido
Mentre si trovava a bordo di un’auto della Gestapo, tra le vie di Parigi, con uno sgherro alla sua destra, una alla sua sinistra e un terzo davanti accanto al guidatore, Robert Benoist, stendendo le braccia dietro i due tedeschi, fingendo di concedere loro maggior spazio, riuscì a raggiungere le cinghie di cuoio che permettevano di manovrare le maniglie delle portiere. Mentre l’auto stava imboccando Rue Richelieu, Benoist tirò improvvisamente le due cinghiette e le portiere si spalancarono e i vetri dei finestrini volarono in pezzi; l’autista frenò bruscamente e le due guardie vennero proiettate violentemente in avanti.
Saltando sul corpo di uno dei due tedeschi, Benoist disparve correndo nel mezzo di una folla sorpresa e attonita. Ce l’aveva fatta ancora una volta!
Robert Benoist era nato nel marzo del 1895 nel piccolo villaggio di Auffargis, non distante da Versailles. Pur essendo nato in campagna egli ebbe in dono la passione e la vocazione per la meccanica. Il contatto con la natura sviluppò la sua capacità di intendere fatti e cose e già da ragazzo i suoi compaesani lo giudicavano uno dei migliori tiratori del distretto, una qualità che gli sarebbe stata di grande aiuto in seguito. A quei tempi il costo di un’automobile superava il valore della fattoria dei Benoist e il giovane Robert ripiegò sull’acquisto di una bicicletta con la quale partecipò ad alcune corse locali, talvolta vincendo. Terminata la scuola, venne assunto come apprendista dal proprietario di un’officina a Versailles con la mansione di tuttofare.
Poco dopo scoppiò la guerra e nel 1915 Robert venne chiamato sotto le armi, in fanteria, ma poi, con sua immensa soddisfazione, fu trasferito alle forze aeree conseguendo il brevetto di pilota. Compì alcune missioni a bordo di biplani Farman, nel 1917, sul fronte di Verdun, con il grado di sergente pilota; poi gli assegnarono un nuovo aereo, un Morane-Parasol, con il quale sopravvisse a un rovinoso atterraggio forzato, compiuto nella “terra di nessuno” fra le linee francesi e quelle germaniche. Benoist e il suo osservatore riuscirono ad allontanarsi mentre le mitragliatrici tedesche si accanivano contro il relitto dell’aereo.
In seguito compì numerose azioni a bordo di altri velivoli (Nieuport e Spad), seguì un corso di perfezionamento presso la scuola acrobatica di Pau e nell’agosto del 1919, con un ruolino di ben 19.500 ore di volo, venne finalmente messo in congedo.
In quel difficile dopoguerra, in virtù delle sue conoscenze nel campo della meccanica e dell’esperienza maturata come pilota di aerei, Robert Benoist trovò posto nel mondo delle competizioni automobilistiche in quello che è stato definito il periodo eroico.
Dal 1922 al 1937, al volante di vetture dai nomi ormai dimenticati come Salmson e Delage o di marche destinate a innumerevoli trionfi come Alfa Romeo e Bugatti, Benoist colse affermazioni di assoluto prestigio. Nel 1927 ottenne il titolo di campione del mondo, con quattro primi posti nel Gran Premio di Francia a Montlhéry, in quello di Spagna a San Sebastiano, nel Gran Premio d’ Europa a Monza e nel Gran Premio d’Inghilterra organizzato a Brooklands. Nel 1937 egli poteva appagare la grande ambizione di sempre, quella di vincere la 24 ore di Le Mans, al volante di una Bugatti modello 57, in coppia con il connazionale J.P. Wimille. Fu quella l’ultima corsa di Robert Benoist.
Nel settembre del 1938, l’Europa era percorsa da segni premonitori di guerra e Benoist fu richiamato sotto le armi, ma la minaccia sembrò passare ed egli ritornò alle normali occupazioni di commercio per conto della Bugatti.
Un anno dopo, il pilota doveva indossare nuovamente l’uniforme militare, per scoprire con grande disappunto che, a 44 anni, secondo il regolamento egli era troppo vecchio per volare.
All’inizio della guerra, un membro importante della squadra Bugatti era un certo Williams che risultò essere un capitano del controspionaggio britannico
Benoist fu probabilmente reclutato da Williams nel SOE, un servizio segreto anglo-francese, istituito da Winston Churchill nel 1942, con lo scopo di compiere azioni di sabotaggio dietro le linee tedesche. L’ex pilota di aerei e di auto si gettò nel nuovo “lavoro” con febbrile efficienza, organizzando e supervisionando lanci di armi paracadutate da distribuire ai gruppi partigiani della Resistenza francese. Compì frequenti viaggi a Londra ritornando ogni volta in Francia, dove si faceva paracadutare in quelle campagne che egli aveva imparato a conoscere così bene da ragazzo.
La sua esistenza, in quegli anni, ebbe qualcosa di magico: più volte cadde nelle maglie della polizia tedesca, riuscendo sempre a sfuggirvi in circostanze spesso drammatiche e avventurose. C’era davvero da credere, come diceva lui stesso, “Che essi fossero realmente tanto stupidi”.
Nel 1944, gli Alleati, sbarcati vittoriosamente in Normandia, lanciavano le loro colonne motocorazzate verso l’interno della Francia. Per Benoist e i compagni del suo gruppo, l’occupazione tedesca stava ormai per terminare ma, il 18 giugno, al rientro nel suo nuovo appartamento nei pressi dell’Ecole Militaire, trovò ad attenderlo la polizia tedesca. Qualcuno aveva tradito. Condotto nelle camere di tortura della Gestapo in Avenue Foch, si rifiutò di parlare. Poi, trasferito nelle prigioni di Fresnes, subì nuove torture. Alla fine, il 17 agosto, il “Gruppo Benoist”, composto di trentaquattro tra ufficiali francesi, inglesi, belgi e canadesi, fu inviato a Buchenwald.
Nella notte del 12 settembre, dopo un giudizio sommario, essi vennero uno dopo l’altro assassinati dai tedeschi: il metodo fu quello crudele del lento strangolamento. Il secondo, in ordine di tempo, a subire una così barbara morte, fu il capitano francese Robert Benoist, patriota, ex-pilota da corsa e campione del Mondo.