Diario greco 6

Asprea si fa trascinare dagli eventi e dalle circostanze nei luoghi più impensati. Avverte in modo chiaro il piacere dello stupore prendendo piena coscienza di se stesso. Vede nella Grecia classica non solo la propria origine, ma anche una sorta di rifugio ideale di serenità, lontano da tutte le guerre del mondo.
“Camminare in Arcadia è immergersi in un mondo che non è più il nostro, è spogliarsi di vesti e bagagli pesanti che gravano sui nostri pensieri, è indossare il saio, calzare il sandalo e seguire le vie eterne della transumanza. È un ritorno alla conoscenza primordiale, allo stupore dei primi incontri, al primo sguardo rivolto al cielo, alle stelle, alla terra. È sentire il primo canto, il primo verso. Sentire la parola, ancora oggi chiara, dell’antico accento dorico.”
Viaggiare per lui è qualcosa che ha senso solo se si è capaci di perdersi.
“Camminiamo su strade senza una meta precisa, in stretti labirinti tortuosi selciati da pietre levigate dal tempo e dai passi. I muretti sono stati costruiti a secco, più per raccogliere che per delimitare. Si intrecciano a ogni campo, formano incroci, piazzette e figure strane. Gli ulivi sembrano piante novelle, ma sono invece antichi di secoli…”

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