Dentro una encañada
Ripresa la via del fiume non poté esimersi dall’ammirare l’esplosione mozzafiato di jacaranda, cinnamomo e cibozio. L’acqua, in quel tratto, era lucida e rifletteva con generosità gli alberi e le foglie che vi si specchiavano.
“Alle 10 circa ant. entrammo in una encañada — una gola — chiamata Meñique. È questo un punto dove il fiume squarcia la catena dei colli che formano da una parte e dall’altra alte pareti a picco. Il fiume entra con violenza nello stretto canale, reso pericoloso da grosse pietre che spuntano dall’acqua nel mezzo, all’entrata e all’uscita dell’encañada. Con tutto ciò il passaggio del Meñique non sarebbe pericoloso, se il canale fosse rettilineo: invece presenta la forma di una Z, e se gli uomini non fossero pratici, sarebbe facilissimo sbattere contro le pareti laterali, o le pietre del mezzo, nel qual caso si capovolgerebbe il callapo o la balsa, come era successo a una di queste, pochi giorni prima, nel recarsi al Miguilla.”
Rischiarono molto — su una rapida in cui incagliarono facendo fatica a uscire — e solo grazie a una serie di manovre decisive dei neofitos riuscirono a uscire dalla gola “senza disgrazie”.
“Passato il Meñique, i colli tornano ad aprirsi, e cosi arrivammo alle 11 e 1/4 circa al Tamampaja, torrente importante che viene dalla sinistra, trasportando le acque, chiarissime di una gran parte della provincia di Yungas, e specialmente dei cantoni di Chulumani e Impana, e che è formato principalmente dal vero Tamampaja che io avevo passato venendo da Coripata a Chulumani, e dal Solacama, che passai da Chulumani a Impana. Il fiume, che anche dopo la sua riunione col Miguilla conservava il nome di La Paz, si chiama, dal Tamampaja in poi, Bopi.”
Arrivarono in una zona d’acqua tranquilla e proseguirono.
Il sole era alto nel cielo e il calore crescente sollevava vapore da palme, liane, cespugli e arbusti.
Luigi viveva del momento e continuava a essere percorso da una vibrazione continua.
“La vegetazione è già bella: si nota qualche ricinus; alberi dai tronchi alti e biancheggianti; tillandsie, palmeti piccoli e grandi palme motacù; varie bromeliacee dai fiorì a spighe o pennacchi, parassite sugli alberi e sulle rocce; qualche amarillide, mezza nascosta fra i cespugli, dai petali rosso sangue venati nel mezzo di verde; una specie di grossa gaggìa rossa; molte orchidee, ma senza fiorì; ficus ecc. ecc… I colli scendono quasi sempre fino al fiume e sono coperti di alberi e difesi, per dir cosi, da grosse pietre alla loro base. Le liane scendono fino all’acqua, e si passa spesso col callapo sotto le cappe degli alberi. A un certo punto si scorge sulla sinistra una stretta ladera che costeggia un colle, e un ponticello: quello è il cammino che va da Chulumani, capitale dello Yungas, all’Assunta.
Spesso sembra che il fiume sia senza uscita; colli a ferro di cavallo lo chiudono da tutte le parti. Il paesaggio è magnifico. Ricordo un gomito del fiume con rocce sulla destra, e sulla sinistra una barranca, o balza, ove esisteva, al tempo del forte commercio della china, un piccolo villaggio, chiamato Charobamba, e una roccia nel mezzo del fiume, che, vista dopo passata, presenta la forma della prua di una corazzata, prolungata in un poderoso sperone.”