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Categoria: Pagine

Dove Siamo

Indirizzo:

Contrà Busa, 4
36062 Fontanelle di Conco VI

Mappa:

Diario greco 7

Questo suo modo di scrivere cosi colorato e vivo mi apparve quasi subito come una necessità catartica e forse per questo rimasi più volte a rileggere certi punti che faticavo a capire per la ricchezza di metafore e di invenzioni fulminanti che mescolavano felicemente espressioni gergali ad allusioni colte con risultati che di volta in volta potevano essere velati o spiazzanti.

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Diario greco 6

Asprea si fa trascinare dagli eventi e dalle circostanze nei luoghi più impensati. Avverte in modo chiaro il piacere dello stupore prendendo piena coscienza di se stesso. Vede nella Grecia classica non solo la propria origine, ma anche una sorta di rifugio ideale di serenità, lontano da tutte le guerre del mondo.
“Camminare in Arcadia è immergersi in un mondo che non è più il nostro, è spogliarsi di vesti e bagagli pesanti che gravano sui nostri pensieri, è indossare il saio, calzare il sandalo e seguire le vie eterne della transumanza. È un ritorno alla conoscenza primordiale, allo stupore dei primi incontri, al primo sguardo rivolto al cielo, alle stelle, alla terra. È sentire il primo canto, il primo verso. Sentire la parola, ancora oggi chiara, dell’antico accento dorico.”

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Diario greco 5

Poi, di colpo, il viaggio. La ricerca di un’origine, di una matrice identitaria, di una mappa. Un altrove che sembra alludere a un oltre. Una soglia, un percorso iniziatico, uno spazio liminare.
“Dalla pianura la strada sale con ampie curve verso le colline nell’ampia valle dell’Alfeo, sempre più su verso Olimpia. Si arriva all’improvviso e il cartello stradale, nel chiaro corsivo dorico, evoca lontane storie e mitici eroi del passato.
Mi risveglio da un torpore strano, incontenibile. Seguo i turisti, tanto per darmi un contegno, e mi ritrovo inaspettatamente tra le colonne ioniche del Ginnasio con un biglietto in mano e un libro aperto davanti.

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Diario greco 4

Continuai a leggere, senza darmi tregua. Volevo capire, volevo conoscere.
“C’è che la gloria ha sempre bisogno di morti, di patacche e di commemorazioni con messa cantata al finale… ma noi in quel settembre eravamo ancora vivi e troppo scomodi testimoni della loro meschinità, un bagaglio troppo pesante da riportare a casa.
Seguirono, così, il metodo tradizionale degno di una stirpe antica: fuggirono… tanto il fatto di aver dimenticato tra le pieghe della geografia balcanica un esercito di quasi mezzo milione di uomini non turbava minimamente i loro sonni.
E poi gli altri, ecco, gli altri… i nemici ai quali dovevamo sparare. Ebbene, furono i soli che ebbero pietà di noi. Le loro parole straniere di una lingua antica furono le uniche che sentimmo in quei giorni. Forse non le capimmo proprio tutte, ma di certo avevano il tono delle parole amiche.”

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Diario greco 3

Mi impressionò in particolare un punto in cui Asprea descriveva la partenza dall’Italia nell’ottobre del 1940 — “all’inizio della scaletta, crocerossine offrivano frutta di stagione, cartoline e saponette profumate… chi non ricorda quelle scalette era forse rimasto a casa o forse non può ricordare perché non è più…“ e poi il mare che rivedeva più di trent’anni dopo — “un mare sopra cui non posso dormire… dormire è l’oblio… forse la nave su cui sono adesso passa sopra altre navi, quelle affondate allora in queste acque… passa sopra la Divisione Julia, di ritorno dal fronte greco, appena risparmiata da un nemico che non aveva voluto infierire e compiere inutili stragi… mentre sapeva e voleva compiere una strage perfetta l’altro nemico, quello di Cefalonia, preciso e metodico contro soldati vinti e disarmati,  uccisi uno per uno con ordine, e i loro corpi bruciati con la benzina per cancellarne anche la memoria…”

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Diario greco 2

Marcello mi aveva parlato varie volte di un documento ciclostilato trovato per puro caso in una vecchia soffitta. Una specie di diario — un testo “non ordinario” che considerava quasi una mappa perché “parla di visioni, di percezione…” — tenuto durante un viaggio in Grecia “andata e ritorno, con fermate facoltative in luoghi normali, strani o fuori mano, ma sempre forniti di ombrose taverne…”

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Chi siamo

Siamo un gruppo di amici, sempre aperto a nuovi amici, e una bottega di prodotti artigianali non tipici.
Ci unisce il desiderio di inventare, nel senso etimologico del termine che adoperava Giuseppe Pontiggia: da invenire, “trovare” sulla pagina, e di condividere cultura e umanità, amore per la letteratura e la natura.
Pubblichiamo pochi libri all’anno, ma eccellenti per qualità di scrittura e narrazione, di carta, di copertina – libri che siano vigoroso stimolo intellettuale, libri da rileggere, oggetti di pura bellezza per sempre.
 
Contattaci.

P.S. Recentemente, siamo andati a mangiare in una locanda sull'Altopiano di Asiago. Conversando con la locandiera, abbiamo scoperto che per 25 anni aveva fatto la restauratrice e, giovanissima, scoperto un tesoro. Ne è nata un'intervista e quindi una storia pubblicata sul nostro blog (che consideriamo il nostro laboratorio); il progetto - subito divenuto realtà - di realizzare incontri culturali nella sua locanda; e soprattutto un'amicizia. Ecco, questo per noi è Priamo: incontrare persone, andare al setaccio di storie. Se quindi desiderate proporre una storia, un manoscritto, un'idea, un incontro che siano in linea con i principi descritti nel manifesto, saremo felici di ascoltare. Vi chiediamo solo una cosa: pazienza (siamo pochi, in primo luogo; e in secondo luogo Priamo è fondato essenzialmente sul piacere e sul divertimento intellettuali: e pressione e urgenza, si sa, sviliscono ogni piacere)".

Il Manifesto

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Cari Amici, esiste ancora, in quest’epoca vorticosa e sovente brutta, il desiderio antico e fresco per qualcosa di bello.
Siamo ossessionati dal comunicare (spesso perché possiamo anziché perché dobbiamo), ma esiste ancora il desiderio per una solitudine dolce dove ricomporci, rallentare, ritrovare noi stessi, staccarci per un attimo dal mondo veloce. Ed esiste infine, in questa era in cui siamo informati di tutto e sappiamo tutto e non conosciamo nulla (e ci sentiamo bombardati e vuoti) il desiderio di conoscenza, di pensiero, di storia e di storie.

Un libro. Un libro che ci procuri un piacere estetico sin dalla copertina, che ci rallegri per la finezza con la quale si presenta a noi, elegante come un dandy irlandese; e poi il piacere della carta di qualità, una carta gentile che ci inebri tatto e olfatto; e poi, una storia. Raccontata da chi vuol veramente raccontarci una storia, con entusiasmo e onestà, come attorno a un caminetto e su un prato sotto una quercia, con arte di storyteller e amore incondizionato per la lingua italiana.

Priamo nasce da questo desiderio e dal sentimento di condividerlo. 
Creare e offrire oggetti belli e raccontare storie, siano esse reportage, saggi, cronache di viaggi, autobiografie, o racconti di fantasia; fare davvero cultura, nel senso più vivo e gioioso del termine: libri che diventino motivo di scambio intellettuale, di conversazione, di passioni, di amicizia; essere, essenzialmente, un servizio a disposizione di chi vuol cambiare rotta, cambiare gioco, dare un’impennata, corroborarsi e improvvisare…

Ad alcuni tutto ciò sembrerà un sogno di mezza estate, e può darsi lo sia, ma son passati tre anni da quando abbiamo scritto queste righe e non ci siamo ancora svegliati. Perché al servizio di questo sogno abbiamo garantito, e continueremo a garantire, concretezza imprenditoriale, competenze sviluppate nei campi della scuola e dell’editoria, e  – sopra ogni cosa – una rigorosissima professionalità.