Diario di un Insegnante d’Italiano ai Tropici (Ten)
Petunia Jones era addetta alle interviste con le celebrities, tanto da convincersi d’essere una celebrity pure lei. Che dire di Petunia? Aveva una cascata di capelli biondi, sguardi lascivi e bocca carica come una pistola carica fino alla bocca. Il corpo era tutto un fluire di curve, centomila curve, talora sembrava un pitone, specie quando fasciava quella sua carne con lunghi vestiti aderentissimi e colorati, con spacchi inguinali come spaccature della crosta terrestre, squarci terrificanti che aprivano inferni di delizie, peccati, dannazione eterna. Esibiva un’amoralità ostentata, tutto era malizia in lei, il rimmel a renderle gli occhi ancor più aggressivi, quell’infilarsi le mani fra i capelli come se le stesse infilando nei pantaloni di un uomo, il seno minaccioso, i capezzoli rosei e duri che lasciava ammirare chinandosi appositamente sulla tua scrivania, col pretesto di far domande e ottener risposte, quasi avesse sempre bisogno di metter le tette in chiaro. Non credo fosse un’esibizionista nel senso patologico del termine, o una ninfomane. Sembrava aver bisogno d’imporre il suo potere sessuale sugli uomini, di sedurli, ammansirli, e piegarli alla propria volontà – perché potessero diventare suoi alleati, o comunque non nemici, nell’unica cosa che le interessava: la carriera.