73 morti

Era l’estate del 2009 e 5 eritrei ci raccontavano di altri 73 passeggeri morti e abbandonati in mare. Il 13 ottobre 2013 ne morirono 368 in un colpo solo, e altre migliaia in comode rate. Noi tutti ci stiamo abituando. E io insisto.

– Sono morte settantatré persone nell’indifferenza di tutti.

– Sono morte settantatré persone come fosse il baratto di una disputa incivile.

– Sono morte settantatré persone e si cerca il più colpevole.

– Sono morte settantatré persone e per solidarietà hanno tolto il gioco da internet grazie al quale si potevano passare dei momenti lieti in compagnia, cacciando gli immigrati che stavano per raggiungere le coste dell’Italia: che sensibilità, che gesto di civiltà.

– Sono morte settantatré persone di cui nessuno avrà memoria, se non nei dibattiti idioti in tivù nei quali qualcuno rinfaccia qualcosa a qualcun altro.

– Sono morte settantatré persone di sete e di fame, in mezzo al mare, senza alcun aiuto in quanto ci sono giochi ben più importanti in ballo: territorialità, confini, misure, ideologie, dispute economiche.

– Sono morte settantatré persone preghiamo dio che li accolga anche perché qui noi siamo già strettini… e forse stan meglio là.

– Sono morte settantatré persone che in effetti in tempi di crisi… a dire il vero… rischiavamo di non poter offrire loro un’adeguata sistemazione, un lavoro decente, un decoroso benvenuto.

– Sono morte settantatré persone durante il periodo di saldi e me ne ricordo bene perché l’hanno detto alla radio proprio mentre stavo pagando le scarpe e il mio bancomat non funzionava: che figura di cacca!

– Sono morte settantatré persone provenienti dall’Africa, da un ex colonia dell’impero fascista, cui hanno dedicato la canzone della faccetta abbronzata

– Sono morte settantatré persone e molti hanno davvero assunto nei loro volti una smorfia di dolore sincero e sentito in profondità, proprio mentre a cena stavano masticando e roba che addirittura gli va il boccone per traverso.

– Sono morte settantatré persone e il prete domenica ci ha chiesto di pregare per loro in quanto si spera che vengano accolti nel regno dei cieli.

– Sono morte settantatré persone e ho visto i colpevoli dare la colpa ad altri colpevoli dimostrando che ci sono molti colpevoli, ma che sono sempre gli altri.

– Sono morte settantatré persone e gli scrittori dovrebbero scriverne senza lasciare ai soli preti il monopolio della critica della schifosa realtà che ci vede impegnati dall’estetista mentre questi muoiono!

– Sono morte settantatré persone di cui non frega niente a nessuno e anch’io che ne scrivo mi sto chiedendo perché sono così impressionato da questi settantatré nessuno.

– Sono morte settantatré persone ed è pur vero che ogni giorno ne muoiono migliaia e quindi in proporzione nella barbarie e indifferenza generali questi occupano una piccola percentuale insignificante.

– Sono morte settantatré persone e la politica dov’è, cosa dice, cosa fa?

– Sono morte settantatré persone e davvero non capisco niente se non che non c’è niente da capire perché capire sarebbe la condanna dell’innocenza.

– Sono morte settantatré persone e mi rendo conto di essere una persona pesante perché vorrei dirlo e ripeterlo che sono morte settantatre persone.

– Sono morte settantatré persone e adesso i loro corpi saranno putrefatti e smangiati dal salso e gonfi d’acqua e divorati da pesci di ogni razza e misura.

– Sono morte settantatré persone e il pianeta sovrappopolato, volendo vedere le cose al positivo, non ne soffrirà.

– Sono morte settantatré persone e allora?

– Sono morte settantatré persone e quando si sono imbarcati se vogliamo dirla tutta lo sapevano che correvano dei rischi.

– Sono morte settantatré persone e io no.

– Sono morte settantatré persone che potevano rimanere qui come rifugiati politici in quanto lì da loro c’è la guerra e qui no; chissà perché là sì e qua no… ma non dico altro che poi si dice che son razzista… ma lasciam perdere

– Sono morte settantatré persone e la mia fragilità m’impone di sapere per colpa di chi pur sapendo che anch’io sono parte in causa: io sono co-colpevole.

– Sono morte settantatré persone di cui non so nulla per cui posso dormire in pace.

– Sono morte settantatré persone la cui vita si è spenta ma almeno hanno rifocillato pesci che hanno risolto l’annoso problema del pasto.

– Sono morte settantatré persone che hanno avuto fiducia in altre persone che hanno girato lo sguardo altrove, verso il mare, verso la preghiera del ritorno a casa, verso dove non si vedeva la viltà dei miserabili.

– Sono morte settantatré persone di cui forse qualcuno piangerà, ma è così lontano che non si sente niente.

– Sono morte settantatré persone e io so, c’ero, ho visto tutto, e potrei rivelare quel che so a chi non sa, ma non ne ho le prove.

(di Cristiano Prakash Dorigo)

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