Diario greco
Il mio amico Marcello non poteva certo dire di avere molti ricordi personali di Franco Asprea. L’aveva visto un’unica volta – e su questo a tutt’oggi non ci sono dubbi – nell’estate del 1981, quando era intervenuto in veste di esperto dell’età neolitica del bronzo a un convegno di archeologia locale.
Naturalmente – con la baraonda che c’era in quella sala stracolma di archeologi dilettanti con velleità da romanzieri – lì per lì non lo aveva colpito più di tanto, come del resto tutta l’altra parte dei temi trattati; ma la domenica pomeriggio, quando si ritrovarono tutti per il caffè alla grande tavolata al Laurin e ad Asprea fu chiesto, in quanto decano, di rivolgere qualche parola alla comunità di “archeologi per diletto” riunita per l’occasione, l’attenzione di Marcello fu indirizzata per forza di cose su di lui, nel momento stesso in cui si alzò in piedi battendo con un cucchiaino il proprio bicchiere.