Qualcosa che si poteva sbriciolare con le mani
L’autoradio gli comunicò che quel giorno sarebbe più o meno sempre piovuto, ma che poi, dopo uno o due giorni, sarebbe arrivato il caldo. Un caldo improvviso, che avrebbe colpito come uno schiaffo, dopo due settimane di “freddo anomalo”. Così disse il meteorologo.
Il rumore delle spazzole coprì qualche frammento di parola e procedette a ritmo cadenzato a fare il suo dovere. Il cielo era grigio; una particolare sfumatura di grigio, che lo riportò costantemente, con il pensiero, alla mèta che quel giorno, primo di maggio, aveva deciso di raggiungere.
Sentiva una strana mescolanza di stanchezza, inquietudine e eccitazione. La notte aveva dormito poco; o forse male: gli pareva di essere stato sveglio, ma la sveglia segnava le sette e trentasette, smentendolo. Si ricordava di aver sognato, ma gli veniva in mente solo un frammento: un pezzetto di quello che, ne era certo, poteva essere stato un sogno complesso e articolato.