L’anarchico Emilio alla Giudecca
Arriviamo in anticipo alla Giudecca, come sempre, come bisogna quando si deve fare una lettura senza sapere cosa si troverà.
Il Festival è un evento sostenuto da volontari: credo che agiscano spinti dalla volontà di promuovere una duplice utopia: la Giudecca e l’arte, entrambe a rischio di una brutta fine, seppur generate dalla bellezza.
Come tutti, portiamo sulle nostre spalle il peso della nostra personale arte, rinchiusa in fagotti vari; che pesano, che ingombrano, che a Venezia moltiplicano le virtù dei molti artisti-facchini presenti.
Io, mi dico in tono confidenziale tra me e me: io sono un artista?
Io, mi rispondo, io non lo so.
Non so chi sia un artista.
Quello che sospetto, però, è che un artista dovrebbe scomparire come “io”, e lasciare a chi la vuole, la propria presunta arte: deciderà lui, poi, se quella lo sia o meno.