Delitto e premio
Ero rimasto in piedi, nella stanza, accanto alla porta finestra quasi oscurata.
Alvise giaceva, più che sedere, accartocciato sulla poltrona. Mi faceva ancora impressione, ma in modo diverso, il ragazzo enorme dalle sopracciglia folte ed il naso importante, da rapace. Madre natura aveva preso un granchio nel metterlo al mondo con quell’aspetto, impropriamente burbero. O almeno così avevo sempre creduto: Alvise era il più mansueto e sensibile degli uomini. Ed ora che si era rivelata in lui una capacità di violenza mai sospettata, nutrivo una grande pietà, ma più diffidente.