How to empty a cup (di Michael K. Gause)

“10 years.”

“Really?”

“Yeah, they’re from my mom’s house, and she got them ten years ago. Brandywine heirlooms.”

“And they’re?…”

“Yeah, their sprouting!”

That was a few days ago sitting at the dining room table drinking coffee, as my wife tells me about what she’s planting in the window, and I smile with hope.

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Un Natale a Lima

[Sempre dalla mia classe “Italian Writing Workshop” e in tema con l’atmosfera,  ecco a voi la breve ma traumatica avventura natalizia della peruviana Rosie Kenna. E.P.]

Era dicembre, il mese più felice dell’anno: in quasi tutti i paesi del mondo la gente si sente allegra, piena di amicizia. A Lima il tempo diventava già migliore, il sole qualche volta appariva; impazientemente, aspettavamo insieme l’arrivo dell’estate, i giorni luminosi e un po’ di caldo. 

Avevo sedici anni e la mia vita mi sembrava buona. Ero molto orgogliosa d’aver finito la scuola secondaria, quasi dieci giorni prima, con voti alti e buone amiche. Tutta la mia famiglia avrebbe celebrato un’altra volta la festa di Natale a casa nostra. In Perù, poiché è un paese cattolico, quasi tutti vanno in chiesa prima di festeggiare la vigilia. A mezzanotte, nella chiesa a cui la mia famiglia ed io appartenevamo, si celebrava la Messa più bella. Ogni Natale, una soprano bellissima ed elegante, con una voce d’angelo, guidava il coro. Il ricordo della sua voce è ancora vivo nel mio cuore.

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Maya del Deserto

[Talya Dunleavy è una stupenda signora di 67 anni, nata e cresciuta nel deserto di Israele, fra scorpioni e serpenti; è un’artista giramondo e poliglotta, con un passato e un presente ricchi di storie incredibili; tornata sui banchi di scuola, sta ottenendo il suo “bachelor” e si appresta ad affrontare un Master in Italiano e in Francese; le storie che scrive nel nostro “Italian Writing Workshop” sembrano appartenere al cosiddetto Realismo Magico, ma, ci tiene a precisarlo, sono tutte vere; come questa, straordinaria, dedicata alla persona che più l’ha influenzata nella sua vita]
– Emanuele Pettener


Maya del Deserto

di Talya Dunleavy

Di tutte le donne e gli uomini che ho incontrato nella mia vita, è stata Maya, la mia insegnante di natura per tre anni, durante la terza elementare, che mi ha lasciato l’impressione più profonda e duratura. Era una donna forte e indipendente che ha vissuto la sua vita come desiderava, non come ci si aspettava da lei. Ha influenzato notevolmente il modo in cui ho scelto di vivere la mia vita. Fin dal primo momento in cui l’ho incontrata sono rimasta colpita dalle sue qualità e ho aspirato ad esprimerle in me stessa. Ai miei occhi, Maya era la regina del deserto e di tutte le sue creature. Per comprendere appieno Maya, devo darti un’idea della vita nel nostro villaggio al momento dell’arrivo di Maya. Era l’inizio degli anni Sessanta, fra il ’60 e il ‘63. Il posto era un remoto villaggio nel profondo del deserto del Negev, in Israele. Vivevamo ai margini del cratere Ramon, chiamato anche cratere gigante. All’epoca non c’era nemmeno un albero o un giardino lì. Il terreno era accidentato ma mozzafiato. Fino ad oggi è il posto più bello del mondo per me. Il cratere profondo aveva strati di sabbia azzurra e rosa sulle pareti. C’erano migliaia di scorpioni, centinaia di serpenti, diverse grandi lucertole e alcune capre di montagna iperattive.

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Il Momento Più Spaventoso Della Mia Vita

[Insegno Italian Writing Workshop a Florida Atlantic University. Ogni settimana, studenti che stanno imparando la nostra lingua scrivono su argomenti da me proposti e poi discutono in classe, sempre in Italiano, i pezzi dei compagni. Da oggi, grazie a Priamo, propongo alcuni dei lavori più significativi. Iniziamo con Sasha Passadore. Sasha ha 15 anni ed è nato negli Stati Uniti da genitori milanesi. Oltre alla scuola superiore, frequenta questo corso universitario, al fine di mettere in cascina i primi crediti per quando sarà uno studente universitario a tempo pieno. Gli altri due protagonisti di questa storia vera e angosciante sono suoi coetanei].
– Emanuele Pettener

 

Il Momento Più Spaventoso Della Mia Vita

Era una bella mattina con il cielo di un azzurro che sembrava fosse programmato per brillare più del sole. Ero a casa di uno dei miei amici e c’eravamo appena svegliati. Quando ci ripenso, era una mattina bella e normale, troppo normale. Eravamo in tre, Elliot, Adam ed io, tutti ospiti nella bella casa di Adam. Elliot ed io siamo scesi dalle scale per andare al primo piano della casa, in camera di Adam. Adam, sempre un po’ pigro, stava ancora dormendo e, come splendidi amici, io ed Elliot abbiamo deciso di dargli fastidio per svegliarlo. La madre di Adam ci ha interrotti per dirci che andava a fare shopping e che sarebbe tornata dopo qualche ora. Dopo un paio di prove, siamo riusciti a svegliare un Adam che non sembrava così contento d’essere svegliato, ma non importava perché eravamo tre maschietti in una bella giornata floridiana e c’era tanto da fare.
Eravamo pronti per una giornata piena di divertimento e attività. Ma prima di tutto questo, dovevamo fare la colazione. Quella colazione, piena di risate, stava per diventare la colazione che non ci dimenticheremo mai. Ho preso la scatola di Honey Nut Cheerios e ho rovesciato tutti i cereali sul tavolo: questo piccolo errore ci ha fatto ridere come iene impazzite. Sembrava sarebbe stata una giornata indimenticabile, e certamente lo diventò. Adam, campione a mangiare la colazione veloce, disse, “Vado in camera, chiamatemi quando avete finito.” Io avevo quasi finito mentre Elliot aveva ancora più di metà della sua ciotola e abbiamo tutte e due risposto “OK.” Non potevamo immaginare che in quel momento Adam si stava incamminando verso la sua morte.
Avevo finito la colazione e mi sono accorto che avevamo lasciato Adam tutto da solo per quasi dieci minuti e sono andato a chiamarlo. Quando sono arrivato in camera sua, Adam era steso sul letto e sembrava che stesse dormendo. Stava facendo strani rumori. Sono andato a prendere Elliot. Pensavamo Adam stesse scherzando, allora abbiamo cominciato a pizzicarlo per farlo muovere: non si muoveva.

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Siccità

Le arse colline della campagna sembrano sgretolarsi risucchiate dal sole arroventato, che, incontrastato, soverchia il cielo terso del meriggio quasi piegandone l’orizzonte. Un flebile soffio da settentrione vaga incerto alla ricerca di refrigerio, in vano strusciando sulle smunte e fiacche chiome dei rari arbusti, infilati come spilli nei profondi solchi del terreno scavati dalla persistente penuria d’acqua, assente da così tanto da non essere più nemmeno un miraggio. La siccità, ormai cronica da queste parti, imbeve il terreno penetrando fin nelle sue viscere col suo veleno sterilizzante, che dilania la vuota terra e soffoca la sua fertilità.

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Cursus Publicus

Il Cursus Publicus permise di far circolare messaggeri e notizie e sopravvisse all’impero per qualche tempo in occidente (in oriente l’uso si protrasse fino all’epoca di Giustiniano, in particolar modo nelle province orientali, lungo la frontiera persiana), ma poi cadde in disuso, ma non proprio del tutto.
L’imperatore Augusto fece costruire strutture e strade mettendo le basi della moderna posta.
Al tempo dei Romani ci si scriveva epistulae oppure litterae. Le lettere erano il mezzo di comunicazione ideale per i commercianti in viaggio, per i militari, per i magistrati in servizio nelle province. Con parenti e amici si comunicava invece con litterae amicales e si scrivevano lettere d’amore, augurio, congratulazione, litterae consolationes.

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